Il calcio (italiano) ha la febbre alta...
Allora, come avrebbero detto i cafoni di Fontamara, che fare? Esiste ancora qualche giusto sulla faccia della terra, o il nostro mondo si merita la fine di Sodoma e Gomorra? Tranquilli, non tutto è perduto. Sono personalmente convinto che se uno si reputa un furbo, troverà, prima o poi, sul suo cammino, uno più scaltro di lui che gli farà marameo e viceversa, se un altro si reputa buono e onesto, incontrerà qualcuno che gli farà comprendere il reale spessore della propria umanità. Nel frattempo voglio farvi partecipi di un serenissimo ricordo: quello dei nostri piccoli che giocano al pallone, prima come scuola calcio, poi come pulcini e così via. La loro innocenza e gioia di vivere sono così grandi che le figure di contorno come arbitri, allenatori e dirigenti sportivi diventano assolutamente secondarie, ininfluenti. Qui c’è solo il gioco per giocare, la corsa per correre, la squadra per essere amici, la vita da scoprire. L’Inizio, quindi, è comunque incoraggiante. Ci saranno sempre dei problemi, la prepotenza e la disonestà sono dietro l’angolo e in ognuno di noi ma anche al più pessimista mi sento di dare il consiglio di assistere ad una partita di pallone fra i più piccoli dei nostri atleti: il pessimismo svanirà e al suo posto, prepotente anch’essa, ma sana, ecco la gioia di assistere “al gioco” interpretato e vissuto dall’innocenza. E allora, probabilmente, ecco la soluzione del problema. Sì a nuove regole, sì a nuove cariche, si a una ventata di facce e idee nuove, a nuovi propositi di controlli degni di un paese civile ma con l’impegno, da parte di tutti, di tornare a vedere e vivere il gioco e la vita con gli occhi e il cuore dei nostri bambini, vale a dire con innocenza.
Pietro Pace